Si definisce “marca temporale” il risultato di una particolare procedura informatica che permette di associare con certezza e validità legale una data e un’ora precise ad un documento informatico; la validazione temporale rende il documento opponibile anche a terzi. Questo processo può essere utilizzato e valido anche su documenti non firmati digitalmente.

 

Cos’è la marca temporale

La marca temporale, detta anche timestamp o validazione temporale elettronica,  consiste nel generare un riferimento temporale univoco tramite un’impronta hash. La procedura di timestamping viene eseguita da un Ente Certificato (Time-Stamping Authority – TSA), accreditato presso l’AgID. Il file con la marca temporale ha, al suo interno, il documento stesso e la marca emessa dall’Autorità di Certificazione. L’apposizione della marca temporale non inficia il contenuto del documento e né ne modifica l’eventuale firma digitale, precedentemente apposta sul file.

Si possono firmare anche documenti senza la firma digitale: in questo caso il documento avrà comunque un’attestazione temporale certa e valida legalmente. Quando, invece, il documento è firmato digitalmente, la marca temporale certifica e attesta l’ora e la data in cui il documento è stato creato o trasmesso e fa in modo tale che la firma digitale risulti sempre e comunque valida anche quando il relativo certificato è scaduto, sospeso o revocato; l’importante è che la validazione temporale avvenga prima della scadenza, revoca o sospensione del certificato di firma.

 

Le informazioni che contiene la marca temporale

La marca temporale è stata disciplinata dal DPCM del 30 marzo 2009. Tra le varie norme, l’articolo 44 descrive quali informazioni deve contenere la marca temporale ossia:

  • l’identificativo dell’emittente;
  • il numero di serie della marca temporale;
  • l’algoritmo di sottoscrizione della marca temporale;
  • l’identificativo del certificato relativo alla chiave di verifica della marca temporale;
  • il riferimento temporale della generazione della marca temporale;
  • l’identificativo della funzione di hash utilizzata per generare l’impronta dell’evidenza informatica
    sottoposta a validazione temporale;
  • il valore dell’impronta dell’evidenza informatica.

 

In quali casi si appone la marca temporale

Apporre una marca temporale su un documento informatico permette di attribuire a quel documento una data certa, sicura e con validità legale probatoria; per questo motivo sarebbe utile inserirla ogni qualvolta si abbia un documento in cui è necessario dare un data che sia legalmente valida, come ad esempio:

  • le dimissioni di un lavoratore;
  • contratti;
  • richieste di credito
  • documento di valutazione rischi

 

Come si appone la marca temporale

La marca temporale si appone tramite l’utilizzo di un software in grado di effettuare il timestamping; quando si clicca sulla procedura il software invia al certificatore accreditato una richiesta, che viene verificata circa la correttezza delle informazioni.

 

Quanto tempo dura la marca temporale

Secondo il DPCM sopra citato, l’Ente Certificatore deve conservare in un determinato archivio digitale tutte le marche temporali emesse per un periodo che deve essere minimo pari a venti anni o anche più se lo richiede l’interessato (alle condizioni che pone l’ente stesso).